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Immagine del redattoreGiovanni Cigliano

MAESTRO ZEN SVELA IL SEGRETO ASSOLUTO PER LA GESTIONE DELLE IMPRESE

Aggiornamento: 28 mag 2021

La scarsa consapevolezza degli imprenditori è una delle più grandi sfide da affrontare per lo sviluppo delle Piccole e Medie Imprese


Un giorno, un samurai decise di sfidare un maestro Zen chiedendogli la definizione del paradiso e dell’inferno. “Non sei altro che un villano”, si sentì dire: “Non posso perdere il mio tempo con te”. Disonorato, il samurai sfoderò la spada e disse: “Potrei ucciderti per la tua impertinenza”. Con calma il maestro replicò: “Ecco, questo è l’inferno”. Ammettendo la sua colpa, il samurai rinfoderò l’arma, ringraziò per la lezione e sentì l’altro dire: “Ecco, questo è il paradiso”.


Questa breve ma significativa storiella, certifica uno dei problemi più diffusi dell'umanità, la scarsa consapevolezza di se. Ma non essendo ne maestri Zen ne una ONLUS, ci concentriamo sugli effetti di questo fenomeno nelle aziende.


Nel nostro approccio il primo rischio di natura strategica da analizzare e gestire è rappresentato dalle risorse umane. Le persone sono al centro della nostra attività ed a buona ragione visto che anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità, si è espressa circa l’importanza delle competenze trasversali o soft skills.


Ne abbiamo già parlato in un precedente articolo, ne riassumiamo in breve l’elenco, passando in rassegna una competenza per ogni articolo.


Le abilità definite dall’OMS sono 10:


· Decision making (capacità di prendere decisioni)

· Problem solving (capacità di risolvere i problemi)

· Pensiero creativo

· Pensiero critico

· Comunicazione

· Capacità di relazioni interpersonali

· Autoconsapevolezza

· Empatia

· Gestione delle emozioni

· Gestione dello stress


Non classificate per ordine d’importanza, tali competenze possono essere innate, imparate e allenate. A meno che non siate dei rinoceronti (che pure avranno le loro competenze soft).


In particolare la capacità di gestire le emozioni e di comunicare, l’empatia e l’autoconsapevolezza sono competenze-chiave per il futuro delle nuove generazioni.


Ed è proprio di autoconsapevolezza che vogliamo parlarvi, perché riteniamo sia una delle “conditio sine qua non” da rispettare, per attivare un profondo processo di cambiamento evolutivo, specie nelle imprese.


Perché le PMI non crescono? Il nanismo dell’impresa italiana

Citando l’autorevole riflessione di Anna Giunta e Salvatore Rossi (Che cosa sa fare l’Italia, il Mulino, cit.[v]): «(…) l’ostinazione a far sopravvivere l’impresa nella sua forma originaria, impedendone l’evoluzione, anche quando non risulti più vantaggioso; una selezione inefficiente o addirittura controproducente dei dirigenti e dei successori; una eccessiva avversione al rischio – soprattutto nei casi in cui buona parte della ricchezza familiare sia concentrata nell’impresa – che mortifichi gli “animal spirits”, ingrediente essenziale di qualunque avventura imprenditoriale di successo» .


Secondo Luigi Zingales: «Il processo di selezione dei talenti è così marcio che nel Bel Paese molte persone, soprattutto donne e dotate di tutte le capacità per essere manager, sono confinate al ruolo di segretaria. Mentre i posti dirigenziali sono a affidati a chi è ben introdotto, anche se spesso incapace. Per questo in Italia ci sono le migliori segretarie e i peggiori manager» In un’impresa basata sulla meritocrazia, i leader sono invece scelti perché hanno intelligenza e spirito critico, e non importa se provengono da famiglie disagiate e povere, l’importante è che siano i più adatti a governare. Non è questo il caso delle PMI italiane.


Noi nella nostra esperienza a stretto contatto con le PMI, non possiamo fare altro che accettare di buon grado queste riflessioni che certificano in maniera puntuale una tendenza dell’imprenditore italiano medio a NON METTERSI IN DISCUSSIONE.


Ed è proprio qui che entra in gioco una delle competenze trasversali essenziali per lo sviluppo dell’imprenditore prima e dell’impresa poi: L’AUTOCONSAPEVOLEZZA O CONSAPEVOLEZZA DI SE’.


L'autoconsapevolezza, o consapevolezza del sé, è descritta da Goleman proprio come la conoscenza e capacità di espressione dei propri sentimenti con apertura e assertività. Essere autoconsapevoli significa conoscere le proprie debolezze e i propri punti di forza, comprendendo cosa è possibile migliorare di sé stessi e cosa invece bisogna accettare in maniera sempre costruttiva e critica.


Chi possiede autoconsapevolezza acquisisce fiducia in sé ed ha quindi una maggiore possibilità di trovare la propria realizzazione personale rispetto a chi non la possiede o non la coltiva.


La gestione del sé discende direttamente dall'autoconsapevolezza: ha a che fare con l'autocontrollo, la capacità di gestire le proprie emozioni senza diventarne schiavi, appunto. Dopo averle comprese, impari anche a indirizzarle verso fini costruttivi.


Il primo passo da seguire per diventare più consapevoli di sé stessi è quello di allenarsi a osservare i nostri stessi pensieri, considerandoli per quello che sono: pensieri e basta.


Noi non siamo i nostri pensieri: se impariamo a osservarli con distacco riusciremo a liberarci da schemi precostituiti che rischiano di portarci fuori strada o di fornirci degli alibi per i nostri comportamenti.


Per diventare più consapevoli, noi abbiamo scelto la Meditazione Trascendentale e la Psicosintesi, di cui parleremo in altri articoli.


Torniamo dunque al problema italiano:

Avete presente quelle esclamazioni, tipiche di un manager o un imprenditore, che lamentandosi degli scarsi risultati dei suoi dipendenti si lascia andare ad un ricco: “ non sapete fare nulla. Qui devo sempre fare tutto io.”


Ebbene, in un'unica dichiarazione espressa in 10 secondi, spesso in presenza di dipendenti, è in grado di mandare letteralmente a "quel paese" gli ultimi 30 anni di studi sulle neuroscienze, demotivato a livelli cosmici i suoi collaboratori e mandato in frantumi il clima emotivo nella sua azienda.


Un vero fenomeno. Non c’è che dire.

Ma il vero problema è che al 31/12 non ha fatto un solo passo verso l’autoconsapevolezza. Anzi.


Se è andata bene, è stato tutto merito suo. Se è andata di schifo è colpa degli altri.

Se sei un imprenditore e stai leggendo quest’articolo, so di urtare fortemente la tua suscettibilità, so di mandare in frantumi tutto il tuo ego. Ma è proprio quello che devi fare. Per te, per la tua impresa e soprattutto per le persone che ami.


Abbiamo riservato un test apposta per te per misurare il tuo livello di autoconsapevolezza e non solo. Ti basta cliccare nel link per mandare in frantumi il tuo ego.



Rimettetevi in discussione. Siate consapevoli. Adesso.

Ad majora.



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